Le vigne di "La Barbera è femmina!"

Queste foto nel libro, non le troverete. Ciò nonostante, mi piaceva l'idea che qualche lettore potesse ripercorrere quei luoghi attraverso il mio sguardo e non solo attraverso la mia immaginazione. Buona visione. 

MARUN

Scendendo la collina, Luca si fermò in un punto dove la sabbia affiorava in superficie, libera dalla vegetazione.

Il suolo di Marun

Il suolo di Marun


“Se siamo fortunati, questo è un posto molto interessante per capire il Roero, e Marun”. Si inginocchiò e prese a scavare delicatamente con le mani in un terreno sabbioso completamente tempestato di frammenti di conchiglie bianchissime. (...) Luca alzò lo sguardo e sorrise. Teneva tra le mani un agglomerato informe. A vederlo poteva essere un mucchio di conchiglie pressate oppure una conchiglia intera coperta di sabbia umida e compatta.“

La conchiglia conservata in un vasetto.

La conchiglia conservata in un vasetto.

La conchiglia era lì, integra, bianchissima, perfetta. Un dischetto sottile e ondulato del diametro di un’albicocca. Me la appoggiò nel palmo della mano, in tutta la sua fragilità.
“Ecco Marun, Roero. La sua vera essenza. Com’era due milioni di anni fa. E com’è ancora oggi…”

(Cap. 5, Migrante, clandestina, nomade, pp. 148-49)

Roero, Canale, vigna Marun, 14 agosto 2014

Roero, Canale, vigna Marun, 14 agosto 2014

SCANDOLETO

Grand Finale: la piccola vigna di un ettaro, piantata dal nonno.
Non ci volle molto per raggiungerla. Fabrizio parcheggiò la jeep su un lato del sentiero e mi mostrò con un gesto semplice la piccola, preziosa eredità lasciatagli dal padre e dal nonno. Una vigna deliziosa, poco scoscesa, con i filari orientati in direzione nord-sud.

Ci infilammo tra due filari. Passai una mano sui vecchi pali di legno: il nonno di Fabrizio doveva aver tagliato gli alberi con la luna giusta. L’erba spontanea era già piuttosto alta, ma a file alterne erano visibili le zolle rotte per ossigenare il terreno. Un terreno bianchissimo carico di vita. Lungo il filare c’erano parecchie fallanze, ma le vecchie piante, sopravvissute agli attacchi furiosi del Tempo e della Flavescenza, parevano saldamente attaccate al terreno e alla vita. Basse, nodose, tondeggianti, sembravano essere state dimenticate dallo scorrere inesorabile degli anni.

Dunque era lì che nasceva la sua Barbera. Una vigna senza nome. Un luogo magico. Lì, disse Fabrizio, la Flavescenza non era mai arrivata. Il bosco sembrava averla avvolta in un sortilegio, come il castello della Bella Addormentata: un lungo sonno che rende eterni. Ormai la vigna produceva poco, pochissimo succo. Una vigna da espiantare, sospirò tristemente Fabrizio, guardando le poche viti superstiti.

(Cap. 7, Barbera 2004 Reloaded, pp. 193-94)

Montaldo di Cerrina Monferrato. Fabrizio Iuli e la vigna Scandoleto, maggio 2015

Montaldo di Cerrina Monferrato. Fabrizio Iuli e la vigna Scandoleto, maggio 2015

LA VIGNA DEL BRICCO BATTISTA

Dopo pochi minuti giungemmo nel luogo in cui si trovava la vigna originaria, quella piantata dal padre di Ermanno tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta.

Il vigneto era lì, davanti a me, quasi in piano, al centro di una vallata aperta. In lontananza, in cima alle colline circostanti, Vignale, Frassinello e Camagna. Dunque era lì che nasceva la sua Barbera: in un vigneto inondato di luce, battuto dal vento, e con grandi orizzonti, aperti, lontani. (...) La terra era visibilmente bianca. I terreni, mi spiegò Ermanno, erano calcareo-argillosi, con la presenza di una pietra particolare, chiamata Pietra da Cantoni, tipica del Monferrato Casalese, la cui origine era da ricondurre a depositi sedimentari marini risalenti al Miocene. Lì spesso si ritrovavano fossili marini... 

(Cap. 7, Barbera 2004 Reloaded, pp. 201-2)

Vignale, maggio 2015

Vignale, maggio 2015

BIONZO

Non ci volle molto per raggiungere la località Bionzo, nel comune di Costigliole d’Asti, e la sua specialissima vigna. Era stata piantata a metà degli anni Quaranta, quindi le viti dovevano ormai avere circa settant’anni.

Scendemmo dall’auto. La vigna si trovava sotto di noi, in una specie di anfiteatro, con un’esposizione davvero magnifica a sud pieno.


Giorgio iniziò a scendere con cautela lungo il pendio ripidissimo e si infilò tra due filari. Lo seguii. La pendenza era davvero notevole, niente a che fare con le due vigne precedenti. Anche lì la terra era bianchissima, nei pochi sprazzi in cui era visibile. L’erba era alta, e incolta. Ovunque spiccavano papaveri rossi e denti di leone pronti a dissolversi nel vento. Tra i pali in cemento, viti contorte e nodose, alcune alte e imponenti, altre enormi, si alternavano a viti più esili. Tutte, indiscriminatamente, mostravano già il frutticino allegato su grappoli verde pisello. (...) Dunque era lì che nasceva la sua Barbera.

(Cap. 7, Barbera 2004 Reloaded, p. 212)

Bionzo, maggio 2015

Bionzo, maggio 2015

ALFIERA

Era ormai il tramonto. Tornando verso la statale, prendemmo per Cascina Quaglia, una stradina a sinistra che si inerpicava su per la collina, e di lì a breve parcheggiai sull’erba, accanto al primo filare.

La vigna era sotto di noi. La riconobbi subito. Era stata piantata nel 1937, con un’esposizione in pieno sud, e tutta la vallata del Tanaro davanti a sé. Anche qui, la pendenza era notevole.

Ci infilammo tra due filari, camminando in mezzo all’erba. Tra i pali di legno, qua e là, c’era qualche matriarca, viti con tronchi ricurvi, nodosi, drammaticamente contorti, grossi quanto un braccio, talvolta una coscia.

(Cap. 7, Barbera 2004 Reloaded, p. 219)

San Martino Alfieri, Cascina Alfierina, maggio 2015

San Martino Alfieri, Cascina Alfierina, maggio 2015

BIGOLLA

A ben pensarci, già nel 2012 Walter Massa mi aveva fatto notare che non potevo andar via senza aver visto la sua amata vigna Bigolla e, nonostante le temperature africane (e i miei tacchi alti), mi ci aveva trascinata al tramonto, inerpicandosi con la jeep su per la china scoscesa...

(Cap. 6, Resistenza naturale, p. 179)

...ma io purtroppo non avevo scattato nemmeno una foto. Ero tornata quindi nel luglio del 2015 per portare a compimento la mia missione. Quando arrivai a Monleale Walter si scusò: aveva la jeep fuori uso e non era in grado di portarmi tra le viti di quella vigna piantata cinquant'anni prima. Come ripiego mi condusse in auto fermandosi sul ciglio della strada proprio di fronte alla vigna, in modo che io potessi scattare comunque qualche foto in lontananza...

Certo, delle fotografie scattate in mezzo ai filari avrebbero avuto un altro sapore, ma Walter disse che aveva in serbo per me qualcosa di speciale che mi avrebbe ampiamente ricompensata. Risalimmo in macchina e Walter mi portò poco più avanti, fino al limitare del paese.

"Scattane una da qui..." disse puntando il dito verso la collina. Rivolsi lo sguardo in quella direzione senza capire: che cos'è che avrei dovuto notare?    

"Questa è esattamente la vista che il Pellizza aveva dal suo studio. Quando dipingeva il Pellizza vedeva proprio la Bigolla dalla sua finestra... Non è incredibile?"

Sì, era davvero incredibile. Una corrispondenza d'amorosi sensi tra lo sguardo ispirato di un artista e un lembo di terra pregno d'amore e di selvaggia vitalità, che un giorno avrebbe espresso una Barbera "elegante nella natura, sontuosa nelle vesti, complessa nell'animo ed estremamente seduttiva."

(Cap. 4. Alla ricerca delle Barbere e(re)tiche, p. 129.)

Monleale, vigna Bigolla, luglio 2015

Monleale, vigna Bigolla, luglio 2015