Una giro di giostra - Barolo Ravera 2013 Principiano

Lo so. Vi sarete fatti tutti la stessa domanda: che senso ha aprire una bottiglia di Barolo di appena cinque anni? Anch’io me lo sono chiesta. D’altronde, nelle intenzioni di Ferdinando Principiano, lo scopo era quello di mostrarmi, bicchiere alla mano, il gusto di una vigna dopo avermici portato a camminare in mezzo. Una vigna specialissima a Ravera, ultimo avamposto nel territorio di Monforte, piantata con biotipo Michet dal nonno di Ferdinando nel 1934.

Vigna Ravera, agosto 2017

Vigna Ravera, agosto 2017

Ciò che stupisce maggiormente è la biodiversità che la avvolge: un ciliegio, un caco, una quercia, rose selvatiche, un enorme cespuglio di rosmarino, persino una pianta di carciofo (tutte essenze volute da Ferdinando), e tanto tanto bosco. Tutto quel bosco, le piante, il silenzio, nelle altre zone del Barolo, credetemi, non esistono. La vigna, orientata a sud-sudest, si trova su una costa così scoscesa che, se è già difficile restare in equilibrio camminando tra i filari, passarci in mezzo con un cingolo risulta proprio impossibile.

Siamo a 400 metri sul livello del mare, sul confine sudest di Monforte, su terreni Elveziani (costituiti tra i 15 e gli 11 milioni di anni fa) molto più simili a quelli di Serralunga che a quelli di Monforte, dove i terreni sono calcarei a macchia, come in tutta la zona del Barolo. Lì sotto, quindi, c’è prevalentemente sabbia, una marna argilloso-sabbiosa che regala Baroli più rotondi, armonici, profumati.

Agosto 2017

Agosto 2017

Dalla teoria alla pratica.

Stappo con un certo rimorso una bottiglia che, a causa mia, non invecchierà.

Odio gli infanticidi, ma d’altronde lo scopo è comprendere, mettere in relazione un luogo e un sapore, non assistere a un’epifania.

44475035_1121721544652242_7830236069399363584_n.jpg

Questo Barolo non è poi così alcolico (la 2013 è stata un’annata abbastanza fresca), eppure al naso c’è tanto alcol nel bicchiere, pungente e un po’ sgraziato, dal quale emergono, uno alla volta, sentori di vernice, viola appassita, prugna secca ed erbe aromatiche, tante. Poi, a poco a poco, il frutto si addolcisce, la vernice svanisce e al suo posto vengono a rimpolpare le mucose una serie di note che si dipanano come un filo di Arianna e mi riconducono alla vigna – ciliegia in composta, pepe bianco fresco appena macinato, una punta di maraschino, un profumo deliziosamente amarognolo di carciofo, una nota deliziosamente dolce di arancia candita cotta, e poi cuoio, tabacco – finché il giro di giostra mi riconsegna al sentore iniziale di vernice, alla viola appassita, alle erbe aromatiche.

A questo punto la curiosità è tanta.

In bocca ha tannini ruggenti come è giusto che sia, ma poi, in realtà, è di una morbidezza disarmante, ed è fresco, con un alcol molto ben modulato che, a differenza del naso, quasi non si sente.

Di questo vino colpiscono la croccantezza e la determinazione nel condurti per mano a una rotonda dei sensi (dal frutteto alla dispensa, senza soluzione di continuità) dove riesce a sorprenderti: là dove tu ti aspetti che svolti su un sentiero noto, cupo e serioso, lui prende la strada per il colorificio e ti costringe a seguirlo.

Quella croccantezza in bocca e quel sentore di vernice al naso ricreano per i sensi una pittura futurista, giocata sulla velocità, sul movimento, sul colore.

E, in questo senso, è un vino pericoloso: in lui non c’è nulla di statico o di contemplativo. Mentre lo stai bevendo, lui ti ha già portato altrove, spostando la tua attenzione sulla prossima meta, sul prossimo sorso, sulla prossima bottiglia.



Umberto Boccioni, Elasticità, dopo il 1912, olio su tela, 100 x 100. Milano, Museo del Novecento, Collezione Jucker

Umberto Boccioni, Elasticità, dopo il 1912, olio su tela, 100 x 100. Milano, Museo del Novecento, Collezione Jucker

Sarà l’esposizione a sudest, o forse il Michet, o forse il terreno prevalentemente sabbioso, ma io ci sento dentro anche la mano dell’uomo, con tutte le sue inquietudini, e la sua capacità di interpretare la realtà che ci circonda.  

È una bottiglia che si svuota da sola. In fretta. Forse troppo in fretta.     

44448403_1121721111318952_5737672086608936960_n.jpg