Ròche d'Ampsej 2014 vs Val dei Preti 2015 - Matteo Correggia

Oggi Vite in Fermento compie tre anni.

Come farmi perdonare da voi lettori per questo lungo silenzio e, al tempo stesso, celebrare questo momento di grande creatività? Semplice! Condividendo con voi qualche appunto preso nel corso del mio nuovo viaggio sulle tracce del Nebbiolo. Dopo Monforte, dove vi porto questa volta?

Ma nel Roero! Un territorio davvero incredibile, sia dal punto di vista geologico, sia dal punto di vista paesaggistico. Ma non vi voglio anticipare troppo…

Lì c’è una vigna molto famosa, Ampsej, con tre esposizioni (est, sud e ovest), su un terreno sabbioso con un 5% di argilla (la cosiddetta “marna gialla”), già coltivata nel Duecento e scelta negli anni Novanta da Matteo Correggia per il suo grande Nebbiolo.

E poi c’è un’altra vigna, meno famosa, orientata a sud pieno, su terreno sabbioso (la cosiddetta “marna grigia”) ai piedi di Marun, una vigna specialissima di Barbera di cui ho già ampiamente parlato (vedi la Gallery, e i post “Camminar per vigne”), per metà composta da viti di 60 anni (per l’85% Nebbiolo, anche se lì in mezzo si trovano anche piante di Brachetto, Barbera e Arneis) e per metà da viti piantate tra il 2008 e il 2015.   

Si chiama Val dei Preti. Da questa vigna riportata al suo antico splendore proviene l’uva dell’Altro Roero, il felice alter ego del Ròche d’Ampsej, figlio primogenito di casa Correggia.

Marzo 2019. Vista sull’anfiteatro di Valmaggiore.

Marzo 2019. Vista sull’anfiteatro di Valmaggiore.

Val dei Preti e Ròche d’Ampsej. Due anime molto diverse. E Luca, a cui piacciono parecchio le sfide, ha spavaldamente rilanciato, mettendo nel piatto due annate diametralmente opposte: un Ròche 2014 (1) e un Val dei Preti 2015.(2)

“Assaggia… Vedi un po’ come te la cavi con questi due… “ 

“Una lotta un po’ impari, mi pare. Un po’ come legare il braccio dietro la schiena al lottatore più forte…”

Perché mai mettere un’annata fredda, piovosa, davvero difficile, contro un’annata calda e regolare, se non per dare un piccolo vantaggio al suo pupillo?

(In realtà, questo dialoghetto non si è mai svolto se non nella mia testa. Luca avrebbe poi sostenuto di averli scelti a caso , ma tant’è, il guanto era stato lanciato…)

Per primo ho aperto il Ròche. Il Campione delle marne gialle. Un vino caldo e profondo, nobilmente amaro, caratterizzato da note scure di frutta matura, sentori di ciliegia, viola fresca e cuoio, con una nota di buccia d’arancia amara sullo sfondo. Una viola che si tramuta in rosa, prugna secca e pepe, con un vago aroma di mela cotta, finché riemerge la nota dolce iniziale, una marmellata di sambuco, fresca di menta e di erbe aromatiche.

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Poi ho aperto il Val dei Preti. Il Campione delle marne grigie. Un vino molto più grasso e dolce rispetto al contendente, contraddistinto da sentori di viola, fresca e appassita, note agrumate di lemongrass, un che di balsamico, anice stellato e pepe bianco, e poi frutta, sambuco maturo e prugna fresca, e tabacco, con un picco che emerge - la fava di cacao - e un’onda che sommerge - la nota salmastra di una piacevolezza strabiliante…

Ho continuato ad assaggiarli entrambi, un po’ ossessivamente, per i tre giorni seguenti. In solitaria. In abbinamento con il cibo sbagliato (un piatto di carciofi crudi). E con il migliore abbinamento possibile (carne cruda di fassona). Sempre nella speranza di coglierli in fallo, o di carpirne qualche lato oscuro.

Niente. Nessun segno di cedimento. Solo due nature molto distanti tra loro.

Il Ròche, un vino elegantissimo, a suo modo potente, nato per essere coerente con se stesso, dopo il primo giorno non si è più mosso. È rimasto immobile al suo posto, con i suoi sentori, lì a dimostrare che la fedeltà è il suo miglior pregio, la sua arma migliore.

Il Val dei Preti, invece, è un vino che non sa star fermo, un po’ come Luca, in perpetuo movimento, felice della propria irrequietezza. Un vino piacevolissimo, dinamico, davvero imprevedibile.

Alla fine, il verdetto. Chi ha vinto? Ma il Roero, si capisce!

A sorpresa, Luca preferisce la fedeltà. Io l’irrequietezza. Ma è solo questione di gusto.  

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(1) Roero Ròche d’Ampsej 2014: 33% vinificazione e affinamento in tonneau da 6 hl, il resto quasi tutto in barrique nuove.

(2) Roero Val dei Preti 2015: 50% botte da 30 hl, 25% barrique di primo passaggio e 25% barrique di secondo passaggio.